SEVERINO SIMONCINI 1892-1964
Note biografiche


1925 - Il negozio di via Volturno 28, Roma

1904. Comincia a lavorare a dodici anni nel “Premiato Stabilimento fotografico G. Borghese” situato in Roma, Corso Vittorio Emanuele 178. Lavora dapprima come ragazzo di bottega e poi come addetto allo sviluppo e stampa. Per perfezionarsi nell’attività di ritoccatore frequenta una scuola di pittura in via Gesù e Maria.

1910/12. Avvia una propria attività di fotografo ambulante nei paesi intorno a Roma, dove si reca la domenica con una “moticicletta leggiera”. In un secondo tempo viene accompagnato dal fratello più piccolo Marzio (Alessandro). Contemporaneamente apre uno studio e laboratorio fotografico a Roma in via Marsala 60, di fronte alla Stazione Termini, detto «Fotografia americana» (Cf. Piero Becchetti, La fotografia a Roma, Roma 1983). Il fratello e la sorella lo aiutano nel lavoro di laboratorio. Nel corso di questo periodo lascia l’attività da Borghese.

1915. Mio padre e il fratello Marzio vengono chiamati sotto le armi. Considerato che mia nonna era vedova tale situazione determina gravi difficoltà economiche. Successivamente mio padre si ammala e viene congedato. Nel corso del 1916 riprende sia il lavoro di studio sia quello di fotografo ambulante. Il fratello sarebbe rimasto sotto le armi come fotografo di guerra (distaccato presso il comando del Duca d’Aosta) fino al 1918.

1918/1920. Per aumentare i guadagni mio padre apre un negozio di fotografia in via Salaria 40 in società con una persona di nome Ferri. Ferri mette i capitali e mio padre il lavoro. Il negozio era destinato ad attività di studio. Il corrispondente lavoro di sviluppo e stampa veniva poi eseguito nel laboratorio di via Marsala con l’aiuto della sorella e del fratello. Nel 1919 mio padre viene colpito dalla spagnola ma riesce a superarla.
1923/1925. Mio padre chiude lo studio di via Marsala e apre un negozio più grande in via Volturno 28, di fronte all’allora importante Teatro Volturno, dove in più occasioni si esibì anche Petrolini. Via Volturno era una strada di traffico, punto di passaggio obbligato per recarsi dalla stazione verso i quartieri Salario e Nomentano (allora in via di forte espansione), e soprattutto verso la zona dei ministeri situata fra via XX Settembre, piazza di Porta Pia e piazza della Croce Rossa (Ministeri delle Finanze, dei Lavori Pubblici e dei Trasporti). L’attività principale era ancora rappresentata dalla fotografia artistica, ma vi fu sviluppato il settore dello sviluppo e stampa. Penso che mio padre svolgesse tale attività anche per conto di altri fotografi. In tale occasione lasciò alla sorella Amelia il negozio di via Salaria aperto in società con Ferri: un volantino pubblicitario emesso in quel periodo ed intestato “A. Simoncini” riferisce che vi si svolgevano attività di “Fotografia artistica” e “Rivendita di apparecchi e articoli fotografici”. Nel 1924 mio padre aiutò inoltre il fratello ad aprire un proprio negozio in via della Scrofa. 

1925, anno del Giubileo. La grande massa di fedeli giunta a Roma per il Giubileo fu occasione di molto lavoro sia per mio padre che per mio zio. L’interesse per i ritratti fotografici di famiglia era allora molto diffuso. I quadri con le foto rappresentavano un importante elemento di decoro delle abitazioni. Ma non era ancora diffuso il possesso di apparecchi da parte dei privati, per cui tale interesse finiva per avvantaggiare soprattutto gli studi fotografici. Il negozio di via Volturno, essendo situato vicino alla stazione, si trovava in una posizione favorevole per soddisfare le esigenze dei pellegrini che giungevano a Roma. A sua volta mio zio Marzio fece grandi guadagni con i pellegrini che si recavano in piazza San Pietro, eseguendo foto poi sviluppate nel suo negozio di via della Scrofa. In quello stesso periodo mia zia Amelia lasciò il negozio con Ferri e sempre con l’aiuto di mio padre aprì una nuova “Fotografia artistica” in via XX Settembre, nell’area dove successivamente sarebbe sorto il CIM.

1930 c. Dalla fine degli anni venti le attività esercitate da mio padre nel negozio di via Volturno subiscono una graduale modifica, provocata dalla crescente richiesta di apparecchi fotografici da parte dei privati. Fare fotografie acquistò allora le caratteristiche di una moda. Tale situazione influenzò il lavoro di mio padre in vari modi. In primo luogo sollecitò lo sviluppo del settore commerciale (vendita di apparecchi e articoli fotografici). In secondo luogo determinò un conseguente incremento delle attività di sviluppo e stampa. Diminuì invece, comprensibilmente, il lavoro di studio, che fino allora aveva rappresentato l’asse portante delle attività di mio padre, parzialmente sostituito da una produzione più andante rappresentata dalle foto per tessera (documentata nel suo negozio a partire dal 1928). L’esecuzione di foto artistiche sarebbe continuata per tutti gli anni trenta, ma in modo sempre più limitato. Nota: risale al 1930 circa l’esecuzione di stampe fotografiche con i bordi non lisci ma “zigrinati”.

1935/1937. Mio padre amplia le attività del negozio di via Volturno. Dapprima attrezza il laboratorio in modo da sostenere la crescente espansione del settore sviluppo e stampa. Viene acquistata allora una smaltatrice automatica appena messa in commercio. La stampatrice serviva ad applicare alle fotografie una patina protettiva che poteva essere lucida oppure opaca. Risale appunto a quel periodo la diffusione di fotografie lucide. Successivamente mio padre introduce l’ottica, organizzando a questo scopo una saletta per le visite oculistiche e assumendo un impiegato addetto a questo lavoro (1937 c.). In quello stesso periodo rinnova il negozio sia nella parte esterna su strada sia nell’arredo interno. Via Volturno allora continuana a rappresentare un importante luogo di transito in direzione dei quartieri Salario e Nomentano. Il passaggio attraverso il Ministero delle Finanze non era stato ancora chiuso. Il cortile interno funzionava quasi come una piazza. Al centro vi era una fontana e sotto i portici si trovava un ufficio postale. Per tutti gli anni trenta il negozio si trovò in una fase di notevole sviluppo.



1936 c. In società con il fratello mio padre apre un nuovo negozio di foto-ottica in via delle Terme di Diocleziano. Quella strada – situata in corrispondenza del versante opposto della stazione - si trovava in un punto di passaggio obbligato per raggiungere via Nazionale e via Regina Elena (ora via Barberini), che erano le principali strade di penetrazione nel centro della città per chi veniva da Termini. Due o tre anni dopo in quella stessa strada, sempre in società con il fratello, avrebbe aperto anche un negozio di giocattoli. Quei due negozi esistono ancora e sono di proprietà dei miei cugini. Una situazione favorevole avrebbe caratterizzato le attività di mio padre sin verso il 1941. Appunto in quel periodo egli si trovò nelle condizioni di poter acquistare un ampio appartamento di abitazione in Corso d’Italia e, nel 1940, un villa a Grottaferrata.
1942. Le attività commerciali di mio padre si indebolirono rapidamente dopo l’inizio della guerra. Il loro declino in particolare si accentuò nel 1942, e non solo perché venne meno la clientela, ma anche perché gli armadi si erano vuotati e non c’era modo di sostituire i prodotti venduti. Infatti i fabbricanti tedeschi, dai quali in Italia (dopo le sanzioni) dipendeva in modo quasi esclusivo il mercato nei settori della fotografia e dell’ottica, da una parte erano stati obbligati a convertire la produzione in base alle esigenze di guerra, mentre dall’altra avevano smesso di inviare in Italia i prodotti ancora disponibili nei loro magazzini per il pericolo dei bombardamenti cui erano soggetti i treni merci e gli scali ferroviari. In questa situazione mio padre, nonostante il pericolo, nella primavera del 1942 decise di recarsi di persona in Germania per acquistare le merci direttamente dai produttori tedeschi. Andò con lui anche il fratello. Partirono con quattro valige, che al ritorno erano piene di macchine fotografiche di valore. Leica, Voitglaender, eccetera. Comunque il materiale acquistato, poiché il mercato era comunque debole, fu messo in magazzino. Più tardi, durante l’occupazione tedesca, mio padre provvide a murare le macchine nell’intercapedine di un muro di casa. La possibilità di perquisizioni rientrava fra i pericoli di quel periodo.

1945 ss. Subito dopo la guerra le attività di mio padre furono oggetto di una notevole ripresa, sostenuta dalla vendita del materiale fotografico precedentemente acquistato in Germania. Il suo negozio acquistò allora una notevole importanza, e lui stesso fu eletto presidente dell’associazione commercianti di categoria. Verso la fine degli anni quaranta prese anche in considerazione la possibilità di aprire un altro negozio di foto-ottica nella galleria della nuova Stazione Termini, la cui costruzione, iniziata nell’immediato dopoguerra, sarebbe stata completata nel 1950. La stazione rappresentava ancora uno dei principali centri di traffico della città. Alla fine tuttavia rinunciò a questo progetto, forse anche a causa del mio disinteresse per le attività commerciali.

Nel corso degli anni cinquanta il negozio di via Volturno fu soggetto ad un lento ma continuo declino, attribuibile soprattutto alla perdita d’importanza della strada. Vi contribuirono sia la chiusura del passaggio attraverso il ministero, che impediva lo sbocco diretto di via Volturno verso via Quintino Sella e la parte alta della città, sia l’apertura di via Bissolati, completata dopo la guerra, che accentuò lo spostamento del traffico generato dalla stazione dalla parte di piazza dell’Esedra. Via Volturno cessò allora di essere l’affollata strada di un tempo. Tale cambiamento ebbe importanti conseguenze sulle attività di mio padre. Il laboratorio di sviluppo e stampa venne chiuso: mio padre ritenne più conveniente affidare questo tipo di attività a laboratori esterni specializzati, piuttosto che svolgerla direttamente. Parallelamente decadde il settore dell’ottica: tale attività, che prima della guerra era affidata ad un impiegato, cominciò ad essere esercitata di persona da mio padre. Contemporaneamente comunque si sviluppò la rivendita degli occhiali da sole: un altro oggetto divenuto di gran moda soprattutto dopo la guerra.

Per aumentare i redditi, e avendo la disponibilità di due porte, fin dal 1951 mio padre aveva provato ad inserire il settore giocattoli anche nel negozio di via Volturno, ma con limitati vantaggi. Verso la fine degli anni cinquanta questa parte del negozio, che era di proprietà, venne venduta, e l’esercizio si ridusse a una rivendita di articoli fotografici peraltro destinata a fornire solo limitati guadagni. Ebbe inizio allora il progressivo distacco di mio padre dalle attività del negozio. Egli sarebbe poi morto nell’agosto del 1964 e mia madre nell’ottobre del 1970.